LITFIBA - Terremoto

(1994) Racconto italiano.

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  1. Cuccuvascio
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    LITFIBA - TERREMOTO


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    Tracklist:
    1-Dimmi il nome
    2-Maudit
    3-Fata Morgana
    4-Soldi
    5-Firenze Sogna
    6-Dinosauro
    7-Prima gaurdia
    8-Il mistero di Giulia
    9-Sotto il vulcano


    Ben prima di Besson, Pelù, Renzulli e soci si sono avventurati nei meandri dei 4 elementi
    Se El Diablo è l’album del fuoco, Spirito sarà quello dell’aria e Mondi Sommersi quello dell’acqua, Terremoto non può che essere l’album della terra
    E cavolo, suona maledettamente granitico e compatto, quasi marmoreo nell’orecchio dell’ascoltatore che credeva ancora che i Litfiba facessero new wave: perché, signori, qui si canta un’Italia allo sbando ferocemente ridotta in brandelli dal Terremoto (eccolo) degli anni Mani Pulite.
    Oltre ai soliti compagni di viaggio, un nuovo innesto nella line up: Federico Poggi Pollini alle chitarre ritmiche, poi con Ligabue.
    Andando con ordine, l’album riscopre dunque la mala Italia del tempo nelle sue diverse sfaccetature.
    Dimmi il nome” è un primo breve (ma devastante) excursus, nella piaga della mafia che allora era sentito come problema cardine della società. Dopo un brevesipariettodamercato rionale siciliano in cui si vendono armi come altrove si vende la verdura, Pelù invoca a più riprese il nome di chi è colluso con l’onorata società, incalzato da un riff compatto e granitico. “Fanculo l’onore… e l’omertà”.
    “Maudit” è la storia di una specie di poeta maledetto che sa tutto il non detto di un Italia che mille sfaccetature torbide e sommerse, di corruzioni, stragi, intrighi di potere. Anche qui il riff è decisamente immediato e robusto, Pelù incattivisce il suo cantato come non mai: l’aggressione vuole essere diretta e senza fronzoli.
    “Dirti tutto-tutto… Tutto e niente…”
    “Fata Morgana” è un primo intermezzo di calma apparente, anzi più che inizia delicatamente, quasi sussurrata, su un riff di costruzione arabeggiante che poi esplode in un grido di dolore per una donna miraggio, un’illusione invocata invano in un deserto ostile.
    E come fecero i Pink Floyd, i Litfiba ci parlano di denaro. “Soldi” è un intermezzo quasi giocoso ma che mantiene ancora una durezza intrinseca nel riff ma presenta alcuni giochi di voce di Pelù, che quasi recita il testo ponendo l’enfasi sull’impero del Dio denaro.
    Il giro dell’Italia allo sfascio non poteva esimersi dal toccare la città dei nostri: “Firenze sogna” è una disamina grottesca della situazione che grava sul capoluogo toscano. Il riff confezionato dalle tastiere di Ajazzi qui rende tutto più leggero, sognante, ma non certo meno critico verso la società.
    Con “Dinosauro” il dito è puntato sulla gerontocrazia che affliggeva il Belpaese dell’epoca, piena di facce vecchie in un mondo in costante evoluzione. Riff incazzato e Pelù ancor di più, il tutto per spronare gli italiani a scrollarsi di dosso questi “pezzi di antiquariato”.
    Altra stazione del viaggio è “Prima guardia”, riflessione amara sulla vita militare, in cui un Pelù distrutto canta la difficoltà psicologiche della naja su di un riff delicato e triste, in un’invettiva contro il sistema che costringeva i giovani ad un anno di servizio che avrebbe segnato la loro vita
    “Trasforma il tuo fucile… in un gesto più civile”
    Secondo episodio semiserio del disco è “Il mistero di Giulia”, riflessione grottesca sulla vita di coppia che inizia quasi come un jazz burlesco per poi sfociare in un rock arrabbiato tanto nella parte strettamente strumentale quanto nel registro del cantato di Pelù.
    chiude il tutto, uno dei brani più incazzati ma con insito lo spirito “Sotto il vulcano” della lava pronto ad “eruttare” in un vortice magmatico.
    Granitico, compatto e molto molto evocativo: “SOS terra, SOS uomo”.C’è chi ha pensato che i Litifiba dovessero continuare a fare new-wave con testi ermetici e costruzioni musicali molto elettroniche ad libitum, ed ha trovato quest’album troppo diretto e quindi commerciale.
    Altri gli riconoscono un’immediatezza ed una capacità di coinvolgere che mai prima si era avuta in Italia.
    In un caso o nell’altro, siamo ad un punto di svolta per la band Toscana, che non sarà più la stessa.
     
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4 replies since 5/2/2008, 10:32   6443 views
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