BARK PSYCHOSIS - Hex

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    1994


    bark
    Con quanta facilità in questo periodo, leggendo riviste o navigando su siti e webzine musicali, ci si può imbattere nella magica etichetta "post-rock"? Quante volte questa definizione viene usata di sproposito da critici e recensori superficiali, che quasi con intento giustificatore gettano ogni band che suoni in un modo un po' particolare in questo calderone? Beh, forse queste persone non hanno mai ascoltato i Bark Psychosis. All'epoca dell'uscita loro primo disco, Hex, un noto critico musicale, tale Simon Reynolds, non ebbe dubbi nel definirlo Post-Rock. Non Pop, non Ambient, ma neppure Rock: qualcosa che andava oltre, capace di demolire le barriere temporali ed astrarre l'ascoltatore ad una dimensione onirica e sognante, per un viaggio a senso unico all'interno del suo sub-conscio (e non solo). Il nostro amico critico certo non si sbagliava. Hex è tutto questo, è un turbinio di emozioni e stati d'animo, ma è anche e soprattutto sperimentazione sonora. Ed è forse il primo disco Post-Rock in maniera piena e assoluta.
    Recensire un album del genere non è facile, lo ammetto: quando i suoni il più delle volte si avvicinano al silenzio, diventa difficile ascoltarli, figuriamoci descriverli alle altre persone. Ed è proprio per questo che Hex è un disco che va ascoltato, vissuto, sviscerato fino in fondo, per coglierne anche solo gli aspetti principali. Hex è composto da sette pezzi, ma solo formalmente, perchè sarebbe riduttivo definirli così: sono parte totalizzante di un unico organismo, di un unico spirito, di un unico viaggio, sogno, o come volete chiamarlo. Il sogno di chi rifugge dalla metropoli caotica e grigia, e si rifugia non tanto nella natura, ma nel suo sub-conscio, in una dimensione onirica. Ecco che quindi il sogno non è rapido e sfuggente, non è violento e rumoroso, ma lento e sussurrato, quasi statico.
    Gli arpeggi di chitarra e il piano che riecheggiano all'inizio di Loom, introducono una nuova dimensione, eterea e malinconica, un po' Jazz e un po' ai limiti della musica classica, per poi subire una repentina metamorfosi ed andare a costruire un vorticoso tessuto sonoro, ritmico e pulsante, che si fonde con i leggeri e melodici tappeti di tastiere. Lo stile della band è improntato all'improvvisazione, una jam session che tuttavia non è disordinata, ma quadrata e lineare nel suo destrutturare ogni pezzo ed infarcirlo di ogni genere di percorso musicale: Jazz, musica sperimentale, classica e d'avanguardia, il rock più dilatato, il dream pop e lo shoegaze, tutto trova spazio in un'esperienza che sembra avere come unico confine l'immaginazione. Ed il pezzo successivo, Street Scene, nasce proprio da questa pienezza immaginifica, che inizia in maniera densa e ipnotica, per poi crescere e formare un turbinio di suoni dissonanti, e dissolversi nuovamente in una chiusura lontana e dilatata. E' forse nell'intero lotto una delle canzoni più tipicamente Post-Rock, nell'accezione che gli diamo oggi, con il classico inizio calmo, seguito da un climax che poi lentamente di dissolve, come accade per esempio spesso negli Explosions In The Sky. La suite della successiva Absent Friend riprende gli arpeggi eterei e delicati del primo pezzo, che si mescolano alle trame tastieristiche, al basso pulsante e al sax appena accennato in un delirio di suoni anche ossimorici, ma non per questo non coerenti nell'insieme. E' questo il punto di forza di Hex, la sensazione che le improvvisazioni e la sperimentazione sonora non siano mai fine a sè stesse, ma costituiscano l'ossatura dei pezzi, che non sono mai slegati tra loro ma uniti da un filo conduttore costante. Il basso pulsante quasi funk di Big Shot, introduce trame più oscure e malinconiche, oserei dire notturne, creando atmosfere urbane grigie e nebbiose. Le ritmiche Jazz e Funk, e l'atmosfera urbana, permangono nel pezzo successivo, Fingerspit, altra gemma di dissonanza e melodia allo stesso tempo. E' questo forse il pezzo più minimalista ma allo stesso tempo ancorato alla realtà, e alla fumosa desolazione delle grandi metropoli. Il finale è ancora una volta lento e dilatato, in un dissolversi di luci ed ombre, che ricorda molto da vicino lo shoegaze più sperimentale. Da questo trionfo di suoni lontani passiamo al malinconico sassofono di Eyes And Smiles, supportato da leggeri e delicati arpeggi di chitarra e un sapiente utilizzo del mellotron, vero e proprio punto di forza del pezzo. Ancora una volte il finale rappresenta uno dei punti focali della canzone, in un lento spegnersi e destrutturarsi alternato di tutti i suoni che l'hanno composta, con il cantato filtrato di Sutton freddo e distante. La chiusura del disco è affidata ai quasi dieci minuti della strumentale Pendulum Man, assoluto capolavoro di ambient e cosmic music, in cui le melodie cullanti delle chitarre si uniscono a dei tappeti tastieristici eterei e malinconici, accompagnandoci verso la fine del viaggio. Le sensazioni prevalenti sono quelle dell'abbandono alla purezza del suono, ipnotico ed in un certo modo rilassante.
    Gli ultimi rintocchi accompagnano la fine di un'esperienza unica, che fa della sperimentazione, della varietà dei suoni, ma anche della meditazione e dell silenzio, i suoi punti di forza. Hex è un disco spesso sottovalutato o addirittura dimenticato, ma in realtà ha influenzato enormemente quei generi sperimentali tanto apprezzati (giustamente, a mio parere) oggi, anche ai livelli di uno Spiderland. E' un album unico, da ascoltare tutto d'un fiato, in cui forse non troverete niente di simile ad una canzone, ma senza dubbio armonia e dilatazione, serenità e malinconia, in un chiasmo infinito ed eterno.

    Loom
    Street Scene
    Absent Friend
    Big Shot
    Fingerspit
    Eyes and Smiles
    Pendulum Man


    * Daniel Gish - keyboards, piano, hammond
    * John Ling - bass, samples and programming, percussion
    * Mark Simnett - drums, percussion
    * Graham Sutton - vocal, samples and programming, guitar, piano, melodica, hammond

    * Neil Aldridge - triangle, programming
    * Pete Beresford - vibraphone
    * Phil Brown - flute
    * Del Crabtree - trumpet
    * Dave Ross - djembe

    The Duke Quartet:

    * Louisa Fuller - violin
    * Rick Coster - violin
    * John Metcalfe - viola
    * Ivan McCready - cello



    Edited by Sgabrioz - 7/6/2020, 15:13
     
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  2. drukqs
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    DISCONE DISCONE DISCONE
    nessuna etichettatura. niente paragoni.
    sono i bark psychosis e hanno tirato fuori una meraviglia che risponde al nome di hex.
     
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    Gran bella recensione che, forse, oscurerà la bellezza del disco :lol:
    Lo proverò di sicuro..grazie Alpha. Più avanti commento disco e recensione :fico:
     
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  4. Eclipze
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    Ottima recnsione per un disco davvero fenomenale e assolutamente fondamentale per lo sviluppo di quello che definiamo post rock. Pura poesia.
    Pendulum Man è TOTALE.
     
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  5. drukqs
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    CITAZIONE (Eclipze @ 19/1/2009, 20:44)
    Pendulum Man è TOTALE.

    poi messa li alla fine, dopo tutte le altre botte emotive che regala il disco...
    ci si ritrova così: :emo:
     
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    grazie dei complimenti ;)

    e sono contento che qualcuno conosca questo disco, è davvero una gemma dimenticata. Chissà perchè, poi...

    comunque voi la vedete l'immagine?
     
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    Ah no vero...non si vede ;)
     
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    aggiustata :)

    anche dopo averlo messo su 4 volte ieri, oggi lo sto riascoltando ancora... ma quanto erano avanti?
     
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  9. John Hubert Cumberdale
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    sembra bello, prendo appunti. Absent Friend, Big Shot e Fingerspit sembrano interessarmi, specialmente vista la line up, che sembra professional, e non tanto per fare. Poi è del 1994, a quanto pare c'è tempismo. Saranno dei precursori..
     
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    Nessuno l'ha più ascoltato? :)
     
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    Eccomi qua, Alpha! ;)
    E' la terza volta che lo riascolto stasera, e pian piano sto cogliendo la chiave di accesso. Durante il primo ascolto , due mesetti fa non mi aveva entusiasmato molto, anzi...ma con gli ascolti di stasera lo sto rivalutando tantissimo. E quoto in pieno il discorso sull'unione delle canzoni per esser un'unica entità. Ci sono delle parti magiche allo stato puro, che sono perfino inimmaginabili da comporre, da pensarle.
    Absent Friend cos'è, scusate? Cioè, LA PSICHEDELIA che io amerò sempre all'infinità :wub:
    Quoto con Eclipze riguardo a Pendulum Man...

    Grazie infinite della scoperta...si vede che ci tenevi molto a questo disco eh ;)
     
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    CITAZIONE (°THE PATIENT° @ 25/6/2009, 00:46)
    Grazie infinite della scoperta...si vede che ci tenevi molto a questo disco eh ;)

    Si, diciamo che nel panorama post-rock è uno di quelli a cui sono più legato, assieme a Tweez e Young Team :)

    mi fa piacere che lo apprezzi. Prova anche il successivo magari, e dimmi cosa ne pensi.
     
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    Ok, ma non mettermi fretta ;)
     
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  14. John Hubert Cumberdale
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    CITAZIONE (Alphadj @ 9/3/2009, 00:09)
    Nessuno l'ha più ascoltato? :)

    eccome se l'ho ascoltato :D
    in relazione all'anno di uscita si piazza più che bene,anche se deve pure lui troppo a tanti, tipo VDGG.
    i June Of 44 erano più arditi secondo me.
     
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  15. Radioactive Toy
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    Disco bellissimo e molto importante, anche se fra i dischi "seminali"/"iniziatori" non è il mio preferito, ciò non toglie che questo sia un disco di grande interesse e con un bel mood e con picchi emotivi clamorosi.
     
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27 replies since 19/1/2009, 18:25   747 views
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