The Drones - Gala Mill

Boomerang Rock

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  1. Neurosjb
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    The Drones - Gala Mill (2006)



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    Tracklist:
    1. Jezebel
    2. Dog Eared
    3. I'm Here Now
    4. Words From The Executioner To Alexander Pearce
    5. I Don't Ever Want To Change
    6. Work For Me
    7. I Looked Down The Line And I Wondered
    8. Are You Leaving For The Country
    9. Sixteen Straws



    Line-Up:
    Gareth Liddiard: vocals, guitar
    Rui Pereira: guitar
    Fiona Kitschin: bass, vocals
    Michael Noga: drums



    Un tramonto nel bel mezzo del nulla. Ecco, che le immagini scorrono veloci nella tua mente, e ti perdi, raggiungi luoghi lontani, caldi, accoglienti.
    Un tramonto nel bel mezzo del nulla. Cosa senti?Una brezza che trasuda sabbia, l'atmosfere è quieta e niente può turbarti.
    Un tramonto nel bel mezzo del nulla. L'Uluru* nella sua maestosità si erge dinanzi ai tuoi occhi. Ti senti piccolo, ti sdrai sull'erba : è un sogno nel sogno.
    Sono autraliani i The Drones, e si sente. Attivi dal 2001, con quattro sublimi dischi alle spalle come "Here Come the Lies" del 2002, il successivo "Wait Long By The River & The Bodies Of Your Enemies Will Float By" e "The Miller's Daughter" del 2005.
    Si divertono a giocare con i sentimenti dell'ascoltatore, camminando per le lande del rock più quieto, quello legato agli anni '70 e alla musica cantautoriale d'autore.
    Un continuo rimbalzare ed implodere di elettricità, innervato ad una figura di chitarra ossessiva e malsana, acida ma allo stesso tempo sognante, distante. Danno voce a ciò che ci portiamo dentro. La rabbia prima di tutto, ma una rabbia non disperata ma, sicura di sè, e fiera del suo clamore trova nella voce di Gareth Liddier un veicolo di sicuro impatto, supportato da una sezione ritmica (la bassista Fiona Kitchin e il batterista Mike Noga) rude quanto basta e infiorettato da un chitarrismo minimalistico e lacerante (Rui Pereira).
    "Gala Mill" (dal nome di una sperduta fattoria nell'est della Tasmania dove il disco è stato registrato) è un disco genuino, sincero. Fatalità e malinconia: tutto avvolto da un pulviscolo emozionale a volte quasi assordante, ma non stanca mai, perchè la band dimostra carattere e maturità, anche quando le partiture si distendono, si muovono come lente processioni di sofferenza e introspezione.
    Gala Mill si apre con "Jezebel", dilaniante litanìa urlata in maniera pacata e densa di atmosfere striscianti, decisdamente vicina alle atmosfere dei primi Birthday Party e Beasts of Bourbon., mentre l'ombra di Nick Cave (australiano D.O.C.), è sempre dietro l'angolo.
    In "Dog Eared" si toccano vette altissime, lidi emozionali vicini a Neil Young di memoria Harvestiana ma con le sfumature di desertico space-rock, ma fanno capolino in maniera elegante, i Pink Floyd di Wish You Where Here; se si ascolta l'uso della Slide Guitar è il deserto australiano di Greg McLean a mostrarsi, non Palm Springs.
    "I'm Here now" e "Words from the Executioner to Alexander Pearce" sono due canzoni molto simili ed entrambe ballad acide e sprezzanti alla Nick Cave. Fanno crescere un mare d'inquietudine con una classe davvero invidiabile. E' il gioco, insomma, del chiaroscuro applicato all'anima, due facce della stessa che, anche nel peggiore dei casi, ha sempre obliqui bagliori di razionaltà che ne decantano, o meglio parlano (talking) una grandezza magari insospettabile, ma mai del tutto dimenticata, si fosse pure al cospetto del crimine più efferato ("Words From The Executioner To Alexander Pearce", narra la vita di un cannibale giustiziato).
    "I Don't Ever Want to Change" è il chupito finale di una serata a base di alcool e sigarette; un rock & roll vibrante denso di umori e passione, sporco, che sa di strada e bagordi.
    "Work for Me" è cantata dalla bassista Fiona Kitchin e il pathos raggiunge livelli assurdi, il cuore si apre, e sanguina. Un sapiente uso di violini nella parte centrale che può richiamare alla mente i dEUS per l'originalità delle atmosfere, ma anche i Godspeed You!Black Emperor, più introspettivi e viscerali.
    "I Looked Down The Line And I Wondered" ha il sapore del folk statunitense e un vago retrò che sa di desert-rock, come una versione soft dei Lynyrd Skynyrd, senza dimenticare la lezione degli Eagles di Hotel Calfornia.
    In"Are You Living for the Country": siamo a casa di Neil Young e rubiamo la slide di Harvest, per immergerci nella svagatezza del country folk più bello e sognante che esista, sorretto dalla voce cruda e ispirata del cantante e leader del gruppo Gareth Liddier.
    La chiusura è affidata a "Sixteen Straws", narrata più che cantata da Liddiard, che rimembra di suicidi, sensi di colpa e prigionieri senza speranze, in un'atmosfera quasi irreale, magica, atemporale. C'è tutto il Bruce Springsteen di Nebraska ad annuire la sua approvazione a uno dei più bei dischi dell'anno passato.[/color]

    *L'Uluru è il nome indigeno dell'Ayers Rock, montagna sacra per gli Aborigeni Australiani.

    Cheers, Neurosjb


    Edited by Neuros - 17/6/2007, 12:54
     
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  2. John!
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    sei un grande. c'è poco da aggiungere.
     
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  3. Neurosjb
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    CITAZIONE (John! @ 7/2/2007, 00:25)
    sei un grande. c'è poco da aggiungere.

    Maledizione John, così arrossisco. :wub:
    Grazie comunque. :inchino:
     
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2 replies since 7/2/2007, 00:19   181 views
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